Le donne over ’50 e il triathlon: how to age gracefully

La donna over ’50 nel triathlon è un fenomeno piuttosto nuovo e di estremo interesse, perchè in continua crescita, anche se più contenuta rispetto agli uomini.

Se per certi versi le motivazioni dell’incremento delle donne nelle categorie over ’50 sono più o meno le stesse dei colleghi maschi, ci sono alcuni aspetti che meglio inquadrano una realtà che è prerogativa femminile, e che può ulteriormente giustificare il crescente interesse di atlete che hanno superato, spesso anche di molto, la fatidica soglia dei ’50. 

Inutile sottolineare che le donne, in qualunque campo si trovino a cimentarsi con passione, hanno motivazione e determinazione nettamente superiori all’uomo.

Ho visto donne “mature” arrivare stremate alla fine di maratone impegnative, dimostrando una forza e una volontà incredibili.

L’uomo è competitivo, ma talora più fragile da un punto di vista psicologico. La donna può essere più vulnerabile da un punto di vista fisico, ma assolutamente più determinata dell’uomo, se deve a raggiungere un obiettivo. Proprio ciò che serve nel triathlon. 

Per questo è uno sport che piace alle donne, anche a quelle che hanno superato una certa età, perché consente non solo di riappropriarsi della propria fisicità in modo completo, dopo tanti anni dedicati al lavoro e alla famiglia, ma anche di combattere una sfida quasi alla pari con le analoghe categorie maschili, perché la poliedricità del triathlon consente di guadagnare tempo nella disciplina che è più congeniale, o di disporre di una maggiore efficienza nell’affrontare le transizioni, consentendo talora di recuperare in parte il gap che separa l’atleta di sesso femminile dagli altri atleti maschi della stessa età.

Si è detto del motivo di riappropriarsi della propria fisicità, perché nel triathlon femminile c’è anche un innegabile aspetto legato alla cura di sé e della propria immagine, che non guasta, soprattutto dopo i ’50, anni notoriamente “critici” per il sesso femminile.

A differenza di altri sport, nel mondo del triathlon femminile, e a qualunque età, è palpabile l’orgoglio e la soddisfazione di “esserci”, e il pizzico di sano edonismo ed esibizionismo che trasforma ogni appuntamento agonistico in una passerella di salute e bellezza. 

E non intendo “bellezza” in quanto tale, che pure spopola nel mondo della triplice, ma di una “bellezza a tutto campo”, che si intuisce nell’entusiasmo di tutte coloro che si lanciano in questa avventura, e che fa di questo sport una risorsa importante per vivere al meglio l’incedere degli anni.

Quanto poi a fisicità, quella dei triatleti, e delle triatlete, è da manuale. 

E’ vero, qualche partecipante in sovrappeso c’è, un po’ come accade nella corsa, ma sono casi del tutto sporadici, legati per lo più al concetto di “sfida”, che vale anche per i colleghi maschi, e che caratterizza un po’ tutti gli sport di endurance: “sono così, ma voglio arrivare lo stesso, a qualsiasi costo”.

Per il resto, diciamo che la triplice, soprattutto per la donna over ’50, rappresenta un body building naturale e fisiologico.

Non “statico”, da palestra, ma “dinamico”, in grado davvero di scolpire il fisico come nessun’altra attività sportiva. E parlo di “scolpire”, non di “dimagrire”, che sono due concetti assolutamente diversi.

Perché lo sport, quando fatto con costanza e impegno, non deve essere inteso come strumento per dimagrire, ma per stare meglio, indipendentemente dall’età anagrafica, per raggiungere un physically active aging body

Poi, è logico, il movimento “chiama” una dieta più equilibrata, mai eccessiva, che ti fa sentire meglio a riposo e in movimento, e dunque il controllo del peso e un’alimentazione più sana diventano un po’ un tutt’uno con l’attività fisica. Ma l’obiettivo, in un mondo fatto di diete fantasiose, quanto pericolose sotto il profilo delle possibili carenze nutrizionali che possono arrecare, soprattutto nella donna over ’50, non deve essere quello di praticare una disciplina come il triathlon con il solo intento di dimagrire, ma per migliorare la propria efficienza fisica, la propria “fisicità”, il proprio benessere fisico e psicologico, il proprio equilibrio, in un’età che non fa più sconti a nessuno. Questo sì che è un obiettivo coerente ed efficace. 

E che dire di tutte le donne over ’50 che con lo sport hanno efficacemente trovato la soluzione ai disturbi dovuti alla menopausa, da quelli a carico dell’apparato genitale, alle vampate di calore, per non parlare della sarcopenia e dell’osteoporosi conseguente al crollo ormonale, praticando con costanza attività di endurance, tra cui la corsa e il triathlon.

E ancora che dire di tutte coloro che con la stessa caparbietà e forza nell’affrontare allenamenti e gare hanno potuto e saputo superare momenti drammatici, come l’esperienza del cancro.

Sulle strade del mondo ho conosciuto donne di tutte le età che hanno affrontato con determinazione e successo distanze impegnative, come la maratona, per sconfiggere il fantasma della malattia. Altrettante ne ho conosciute tra le triatlete, ovunque mi sono trovato a gareggiare. 

Oltre a tutto ciò, ci sono mille altre motivazioni per cui una aging woman sceglie di diventare triatleta. Ogni donna che ha fatto questa scelta ha sicuramente un’esperienza o una storia da raccontare, che l’ha portata a decidere di scegliere questa difficile e affascinante disciplina sportiva per sentirsi meglio fisicamente e psicologicamente, in qualunque situazione della vita. To age gracefully.

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